Riccardo Tisci è arrivato da Burberry nel 2018 ma solo oggi il marchio parla come Riccardo.
Da quando Tisci è stato chiamato da Burberry quasi tre anni fa, si è sforzato di interpretare e celebrare una Britishness esoterica che secondo me stava già perdendo colpi.
Così, dopo aver riempito la sua passerella con prototipi, o idee non ben fissate con l’abbigliamento maschile, Tisci ha, finalmente, presentato una collezione femminile mirata, radicata nel glamour più aggressivo, sensuale ma vitale che ha definito la sua carriera.
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“Mi sento come se stessi iniziando a vedere il mio vocabolario in Burberry”, ha dichiarato e infatti il messaggio di Tisci era chiaro: prima dello spettacolo, ha proiettato un breve documentario del regista Marc Isaacs che evidenziava una varietà di donne che parlavano di potere, femminilità e delle loro speranze per il futuro.
Pochi minuti dopo, Shygirl, ha apre lo show in un tripudio di luce mentre recitava un’ode alla natura, alla creazione e all’eternità.
Si legge sul comunicato che Tisci ha dedicato la collezione a sua madre definendola “un’incredibile forza della natura” che ha cresciuto lui e le sue otto sorelle da sola “con determinazione e orgoglio incrollabili”.
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Non sorprende infatti che Tisci abbia voluto che questo spettacolo fosse “una grande celebrazione delle donne” in tutta la loro sensualità e potenza.
“La femminilità è qualcosa che volevo davvero ottenere in Burberry quando sono arrivato, perché è un’azienda molto maschile “, ha detto lo stilista , riferendosi alle profonde radici del brand rappresentate dal trench, dal check, dal cappotto sartoriale e dalla sciarpa di cashmere.
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Missione compiuta anche perchè la collezione fall/winter 2021 è stata anche un punto di svolta per Riccardo Tisci.
È stata la sua prima sfilata femminile nel senso più stretto del termine, dal momento che non c’erano punte di streetwear, piumini, sneaker o cose di dubbio gusto bensì c’era tanto oro, lucentezza e pelliccia sintetica pesante, compresi cappotti esagerati sul davanti o code di volpe sull’orlo.
Sottili strisce di tessuto, ispirate a bandiere, fluttuavano in vita, orli, colli e maniche, mentre giacche con piccoli pannelli alari sul retro sembravano sul punto di spiccare il volo.
In contrasto con il punk, la durezza street-y e l’androginia delle stagioni passate, questa collezione era delicata, con Tisci che cercava “abiti belli e facili per le donne”.
In effetti, hanno incanalato il tipo di libertà incarnato dalla moda britannica degli anni Venti, quando le donne iniziavano a mettere da parte i corsetti, per indossare abiti più comfy e avvolgersi in strati di pelliccia.
Sul finale, quando Tisci è uscito per ricevere gli applausi virtuali, indossava una tshirt con su scritto “Non credere a tutto ciò che pensi” che, verosimilmente ha sintetizzato, senza nemmeno farlo apposta, una collezione guidata dall’istinto e della passione più che dal metodo e le strategie di mercato.
Burberry Riccardo Tisci